La scoperta deriva da uno studio multicentrico italiano, nato dalla collaborazione di tre Istituti. La ricerca è stata pubblicata venerdì su “The Lancet Oncology”. Dopo una necessaria validazione permetterà di inserire le donne più a rischio in protocolli di trattamento più aggressivi per ritardare o bloccare la ripresa del tumore.
Milano, 11 luglio 2016 – E’ stata denominata MiROvaR ed è una firma molecolare del carcinoma ovarico, basata sull’espressione di 35 microRNA, in grado di identificare in modo molto accurato il rischio di ricaduta delle pazienti, sin dal momento della diagnosi. MiROvaR è stata individuata dai ricercatori della Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori, coordinati dalla dottoressa Delia Mezzanzanica, che hanno analizzato i microRNA – piccole molecole la cui funzione è quella di regolare l’espressione di molti geni e quindi il comportamento delle cellule – per caratterizzare da un punto di vista molecolare il carcinoma ovarico. La ricerca, pubblicata su “The Lancet Oncology”, testimonia l’alta qualità e l’impatto della ricerca italiana a livello internazionale ed è stata possibile grazie alle competenze biomolecolari, bioinformatiche e cliniche dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano e grazie alla collaborazione con il Dipartimento di Oncologia Sperimentale e Medicina Molecolare (Marina Bagnoli, Silvana Canevari, Loris De Cecco), con la struttura di Chirurgia Ginecologica (Francesco Raspagliesi) e con altri centri italiani di eccellenza per questa patologia, in particolare l’IRCCS Centro di Riferimento Oncologico di Aviano (Erika Cecchin e Giuseppe Toffoli) e l’IRCCS Istituto Nazionale Tumori Fondazione Pascale di Napoli (Sandro Pignata, Daniela Califano e Francesco Perrone). Lo studio è stato finanziato dall’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro (AIRC) e dalla Fondazione CARIPLO.
“Il carcinoma ovarico è un tumore poco frequente ma ad elevata mortalità. E’ di difficile diagnosi, è caratterizzato da un’elevata eterogeneità sia patologica sia molecolare e tende a ripresentarsi dopo la chemioterapia sviluppando resistenza ai trattamenti farmacologici. Questo tumore rimane la prima causa di morte dei tumori di tipo ginecologico – spiega la dottoressa Mezzanzanica, responsabile della Struttura di Terapie Molecolari all’Istituto Tumori di Milano -. Negli ultimi anni si stanno studiando le sue caratteristiche molecolari per capire al momento della diagnosi quali siano i tumori più aggressivi, cioè quelli che diventano resistenti alla chemioterapia e recidivano più rapidamente, per migliorare il loro trattamento”.
MiROvaR è stato sviluppato partendo dall’analisi di campioni di carcinoma ovarico raccolti grazie all’impegno del gruppo MITO (gruppo multicentrico italiano per il disegno di trial clinici di tumori ginecologici) il cui presidente, Sandro Pignata, sottolinea la necessità di individuare per questa patologia predittori di prognosi clinicamente utili. “La sua efficacia nel prevedere il rischio di ricaduta di malattia – approfondisce Mezzanzanica – è stata poi verificata complessivamente in quasi 900 casi di carcinoma ovarico mettendo a disposizione della comunità scientifica internazionale la più ampia collezione di dati sull’espressione di microRNA al momento disponibile per questa patologia“.
L’analisi effettuata in questo studio potrebbe consentire, una volta inserita nella pratica clinica, importanti risultati nella lotta al carcinoma ovarico: “L’identificazione precoce delle pazienti ad alto rischio di ricaduta di malattia permetterà di inserirle in protocolli di trattamento più aggressivi così da colpire il tumore in modo più deciso e ritardarne o bloccarne la ripresa – conclude Mezzanzanica -. L’impiego di MiROvaR nella pratica clinica potrà comunque avvenire solo a seguito di ulteriori verifiche della sua precisione predittiva”.
CS 11_07_2016 Studio MiROvaR ok
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