Milano, 1 dicembre 2015 – Dati a dir poco allarmanti quelli pubblicati dall’Istituto Superiore di Sanità in occasione della Giornata Mondiale dell’AIDS, che vede in particolari due fenomeni su cui porre l’attenzione. Da una parte che a essere i più colpiti sono i giovani fra i 25 e i 29 anni (80% non usa il preservativo) e dall’altra il 70% ignora di essere sieropositivo finché non viene diagnosticata l’AIDS.
“Dobbiamo ringraziare l’Istituto Superiore di Sanità per aver divulgato questi dati e focalizzato l’attenzione su questo argomento”, commenta il professor Francesco De Seta, ricercatore presso l’Istituto di Clinica Ostetrica e Ginecologica dell’Università di Trieste e componente della Società Italiana della Contraccezione. “Negli ultimi anni si è abbassata la guardia sul tema dell’AIDS, fenomeno dovuto in parte grazie all’innovazione medica scientifica che fortunatamente permette di tenere sotto controllo più a lungo il virus, ma anche perché se ne parla meno, salvo in giornate dedicate come quella di oggi.”
L’esperto lancia anche un altro monito: “È giusto parlare di AIDS, anzi ci vorrebbero più campagne informative sull’argomento, ma in questo momento bisognerebbe sensibilizzare la popolazione anche sulle altre infezioni sessualmente trasmesse quali clamidia, herpes, trichomonas, sifilide, ecc, malattie che rappresentano dei fattori predisponenti anche al virus dell’HIV e che vedono delle recrudescenze importanti”.
L’Italia continua a essere il fanalino di coda dell’Europa per quanto riguarda la contraccezione, eppure sarebbe davvero auspicabile l’utilizzo del metodo “double dutch”, preservativo e pillola. “Non tutti sanno infatti che gli estroprogestinici sono in grado di rendere la vita davvero difficile alle malattie sessualmente trasmissibili”, continua il professore. “Hanno un effetto protettivo contro le infiammazioni pelviche e le vaginosi batteriche, terreno fertile per le infezioni”.
“Proprio per questo l’arma più efficace è proprio la corretta e costante informazione sull’educazione sessuale. Sarebbe auspicabile parlarne già a scuola per aiutare i giovani ad affrontare la propria sessualità in maniera serena e sicura e regalare alla società degli adulti senza pregiudizi e senza timori”, conclude il professor De Seta.
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