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Scrisse il futuro dell’Oncologia: l’omaggio dell’Istituto Nazionale dei Tumori a Gianni Bonadonna

Da ieri l’Aula Magna dell’Istituto di via Venezian porta il nome del grande oncologo. Mise a punto il primo protocollo chemioterapico e a base di adriamicina e rese il linfoma di Hodgkin curabile

Milano, 22 dicembre 2015 – “Il dottor Bonadonna è stato un simbolo per la nostra Istituzione, un modello per i ricercatori dell’Istituto e un vero amico, non solo un medico, per molti dei suoi pazienti. Nel mese di aprile, durante la Giornata della Ricerca, Bonadonna era presente ed è stato salutato, in questa sala, con una vera e propria ovazione, commovente e interminabile, che ha dimostrato la stima e l’affetto per un uomo che ha contribuito a rendere grande l’Istituto Nazionale dei Tumori. Questa aula, da quel momento, era simbolicamente già dedicata a lui. Ora ufficialmente porta il suo nome, che rimarrà scritto nella storia dell’Oncologia e tra le mura di questo ospedale”. Con queste parole il Presidente dell’Istituto Nazionale dei Tumori, Giuseppe De Leo, ieri ha commemorato il dottor Gianni Bonadonna.

A lui è stata intitolata l’Aula Magna dell’Istituto nel quale aveva ricoperto il ruolo di direttore della Divisione di Oncologia Medica e dove, insieme ai colleghi che hanno fatto la storia dell’oncologia – i cosiddetti samurai -, aveva messo a punto il primo protocollo chemioterapico, a base di adriamicina. Sempre all’INT, negli anni successivi Bonadonna aveva trovato la cura per il linfoma di Hodgkin e cambiato l’approccio alle cure contro il cancro con la chemioterapia audiuvante nel carcinoma del seno.

“Ci ha insegnato come fare la ricerca e la medicina e ci ha spronati a non arrenderci di fronte a ciò che appare ovvio o ineluttabile. Mise a disposizione il suo data-base clinico da condividere tra noi oncologi, cosa che accade raramente nella ricerca. A molti di noi ha dato un’opportunità di crescita e ci ha insegnato molto, nonostante il suo carattere non facile. Negli anni di malattia, ha dimostrato un coraggio leonino e una forza straordinaria. Invitava i malati a combattere per la vita”, hanno ricordato i colleghi Ugo Pastorino, Franca Fossati-Bellani, Luca Gianni e Alberto Scanni, insieme al professor Alessandro M.Gianni e al giornalista del “Corriere della Sera” Giangiacomo Schiavi.

In memoria di Gianni Bonadonna la pittrice Sabrina Capraro dell’Accademia di Brera ha realizzato anche un ritratto che rimarrà in Istituto. Ieri alla cerimonia di intitolazione era presente anche l’assessore all’Università, Ricerca e Open Innovation della Regione Lombardia Mario Melazzini, che ha ricordato Bonadonna come “un maestro di umanità”, soprattutto negli ultimi anni, i duri per lui dopo l’avvento e l’avanzare della malattia: “È stato un maestro nella mia formazione come oncologo ma non solo. Soprattutto negli ultimi anni è emersa la sua grande umanità, attraverso uno sguardo attento al paziente che andava oltre la semplice assistenza”.

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