Roma, 21 aprile 2015 – Le maggiori sigle sindacali dei medici convenzionati e dipendenti hanno convocato questa mattina una conferenza stampa, con l’obiettivo di ribadire la loro ferma contrarietà a un emendamento all’intesa fra Stato e Regioni, promosso da queste ultime, che introdurrebbe un’inedita responsabilità patrimoniale per i medici “colpevoli” di aver prescritto prestazioni ritenute “inappropriate”. Nel corso dell’incontro con i giornalisti, i sindacati dei camici bianchi hanno espresso le proprie preoccupazioni non soltanto per la categoria, ma anche per gli effetti che la nuova responsabilità patrimoniale produrrebbe sul Servizio Sanitario Nazionale e sul diritto alla salute dei cittadini.
“La proposta di introdurre la responsabilità patrimoniale per i medici in caso di prescrizioni inappropriate rende sempre più evidente come, al di là dei virtuosismi di singole amministrazioni, la Conferenza delle Regioni sia assolutamente incapace di garantire una buona assistenza – ha dichiarato Giacomo Milillo, Segretario Nazionale Fimmg –. La sua attenzione è concentrata esclusivamente su aspetti ragionieristici e non è in grado di formulare proposte che migliorino in prospettiva il Sistema sanitario e lo rendano sostenibile. È assolutamente necessario che il Governo intervenga, con funzioni sostitutive, e colmi questa carenza diventata ogni giorno sempre più evidente”.
“Il fatto che il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin si sia detta contraria all’emendamento della Conferenza delle Regioni sulla responsabilità patrimoniale dei medici che prescrivono prestazioni inappropriate è un buon segnale, che va nella giusta direzione rispetto a una proposta sbagliata e da rigettare – ha dichiarato Giampietro Chiamenti, Presidente Nazionale della FIMP, Federazione Italiana Medici Pediatri –. È assolutamente necessario un intervento chiaro del Governo a fronte di proposte, arrivate dalle Regioni, che rischiano di minare i capisaldi su cui si fonda il nostro Servizio Sanitario Nazionale”.
“Bene la risposta ferma e decisa del Ministro Lorenzin. Ci auguriamo che rimanga invariata anche giovedì dopo l’incontro con la Conferenza Stato-Regioni – ha dichiarato Riccardo Cassi, il Presidente della CIMO –. Non possiamo più accettare la logica delle Regioni che invece di tagliare sugli sprechi, che sono sotto gli occhi di tutti, scelgono di tagliare i servizi sanitari ai cittadini e di far ricadere sacrifici ed oneri sui medici. Come mai nessun sacrificio viene richiesto ai ricchi emolumenti dei consiglieri regionali e dei vertici delle partecipate regionali, e nessun ridimensionamento è in programma per quanto riguarda gli elefantiaci apparati burocratici regionali? A pagare per le Regioni sono sempre gli stessi: medici e cittadini”.
“Siamo consapevoli che ogni atto medico ha una responsabilità civile, penale ed erariale. Il dato inaccettabile è pretendere di collegare la necessità di accentuare l’appropriatezza clinica a un atteggiamento intimidatorio nei confronti dei professionisti – ha dichiarato il Segretario Nazionale Anaao Assomed, Costantino Troise –. È una cosa che non esiste in nessuna parte del mondo. All’appropriatezza si arriva attraverso un patto con i professionisti, non dall’alto, con meccanismi di aggressione e invadenza. Dietro c’è ancora una volta l’idea tragicomica delle Regioni di fare cassa e di scaricare su pazienti e medici i propri sprechi e i costi della politica regionale che restano sempre intatti. Le Regioni insomma cercano solo capri espiatori.
“Proposte come quella delle Regioni, di caricare sui medici la responsabilità patrimoniale in caso di esami inappropriati è solo uno dei tanti esempi di come la politica si sottrae alle proprie responsabilità per scaricarle sugli operatori e sui cittadini – ha dichiarato Roberto Lala, segretario nazionale Sumai-Assoprof –. Bene ha fatto il Ministro della Salute a bocciare l’ipotesi delle Regioni, ma come medici specialisti ambulatoriali non possiamo più tollerare i continui attacchi al Ssn e a chi vi lavora. Il vaso è colmo e oggi siamo qui per denunciare e far capire ai cittadini che proseguire con politiche di tagli vuol dire ormai sentenziare la fine del Ssn”.
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