Roma, 20 febbraio 2015 – “L’assenza dal testo in discussione nel Consiglio dei Ministri dell’abrogazione del patent linkage testimonia che il Governo, nonostante gli annunci, non ha ben chiaro quali siano gli ostacoli da rimuovere per rendere effettivamente competitivo il settore del farmaco” dice il presidente di AssoGenerici, Enrique Häusermann. “Una misura – prosegue Häusermann – che da sempre ha permesso pratiche dilatorie a tutto danno dei produttori di generici ma anche del Servizio Sanitario e dei cittadini”. Il patent linkage è la disposizione che nell’ordinamento italiano vincola l’ammissione alla rimborsabilità dei farmaci equivalenti alla data di scadenza del brevetto, una pratica vietata dalla Commissione Europea, che sopravvive soltanto in Italia nella forma stabilita dal Decreto Balduzzi del 2012, e ha l’effetto di ritardare indebitamente la disponibilità per il SSN dei farmaci equivalenti. “Per effetto di questa disposizione, i nostri medicinali finiscono con l’entrare in commercio con mesi di ritardo quando sono in atto contenziosi di natura legale sulla validità della privativa industriale, il che si traduce in mancato risparmio per il Servizio Sanitario” prosegue Häusermann “Senza contare che ancora oggi in Italia la situazione è tale che in molti casi è difficile stabilire in modo univoco quando scade effettivamente la protezione brevettuale dei medicinali e il più delle volte ci si affida alle dichiarazioni delle case titolari del brevetto. Che è come chiedere all’oste indicazioni sulla qualità del vino. Per un solo farmaco, per il quale si è avuto un lungo contenzioso innanzi al TAR negli scorsi mesi, lo Stato ha perso tre milioni di euro al mese di mancati risparmi”. Oltretutto, questa norma, già eliminata dall’ordinamento italiano a seguito di procedura di infrazione dell’Unione europea, è stata inopinatamente reintrodotta con il Decreto Balduzzi. “Se non si riesce nemmeno a sanare questo genere di incongruenze, puntualmente denunciate anche dall’Antitrust, mi sembra che le svolte per il paese siano lontane. E’ chiaro che alla base del progresso scientifico vi è la tutela della protezione brevettuale, ma siamo contrari a qualsiasi uso distorto di questa protezione che, alla fine, danneggia anche la ricerca stessa” conclude Häusermann.
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