Migliorare il controllo metabolico delle persone con diabete e diminuire il loro rischio di sviluppare malattie cardiovascolari, riducendo il consumo di risorse sanitarie e il problema dell’inerzia terapeutica. È il risultato che l’Associazione Medici Diabetologi cercherà di ottenere “testando” un particolare sistema di telemedicina a tre voci: pazienti, servizi di diabetologia e TeleHealth Center che media tra i due. Inoltre, per comprendere come la digitalizzazione stia rivoluzionando la gestione del diabete, AMD ha condotto una mappatura delle App dedicate alla patologia, “censendone” più di 900.
Padova, 29 novembre 2019 – L’Associazione Medici Diabetologi (AMD), insieme al Centro Nazionale per la Telemedicina e le nuove Tecnologie Assistenziali dell’Istituto Superiore di Sanità, ha iniziato uno studio clinico volto a verificare e misurare i benefici della telemedicina in diabetologia. Presentato oggi in occasione del 22° Congresso Nazionale AMD (in corso a Padova fino al 30 novembre), lo studio coinvolgerà pazienti con diabete di tipo 2 e diabete gestazionale, e valuterà se l’utilizzo di un sistema di telemedicina domiciliare, associato a un supporto educativo da remoto, migliori il controllo glicemico e il profilo di rischio cardiovascolare rispetto alle normali modalità di gestione da parte del servizio di diabetologia. Il lavoro è iniziato con una fase di studio tecnico e organizzativo di preparazione a cui seguirà una fase pilota su circa 200 persone e quindi il trial si estenderà a 1.000 soggetti su tutto il territorio nazionale che, muniti di glucometro, bilancia e sfigmomanometro, direttamente da casa trasmetteranno i propri dati relativi a glicemia, peso e pressione a un TeleHealth Center con funzione di filtro, il quale allerterà i servizi di diabetologia solo in caso di criticità.
“Il progetto è imperniato solo apparentemente sull’utilizzo delle nuove tecnologie. In realtà si basa sulla centralità del paziente, sulla sua capacità di autogestione della malattia e sul mantenimento di un contatto continuo con il servizio sanitario, riducendo la necessità di visite presso l’ambulatorio diabetologico”, sottolinea Domenico Mannino, Presidente AMD. “Ci aspettiamo che lo studio offra alcune risposte chiave sulle differenze tra percorsi di telemedicina e percorsi assistenziali standard, in termini di consumo di risorse sanitarie. L’obiettivo è quantificare il numero di visite, di accessi in ospedale e il tempo dedicato alle prestazioni di telecare, per supportare future politiche di rimborso di queste stesse prestazioni, alla luce del Piano Nazionale della Cronicità, del Piano Nazionale per la Malattia Diabetica, della Comunicazione della Commissione Europea sulla Sanità Digitale (COM 2008-689) e delle normative vigenti”.
Il Centro Nazionale per la Telemedicina e le Nuove Tecnologie Assistenziali ISS fornisce al progetto supporto e coordinamento scientifico. “Questo studio assume un significato generale più ampio del valore scientifico dell’esperienza: si tratta del primo trial a livello nazionale in Telemedicina.” – afferma Francesco Gabbrielli, Direttore del Centro Nazionale – “Si tratta di un’esperienza “apri-pista”, che proprio per questo ha richiesto sforzi aggiuntivi per vedere la luce, ma grazie alla collaborazione e alla tenacia del gruppo di ricerca siamo riusciti a superare le difficoltà e a iniziare il lavoro. Il Centro Nazionale lavora costantemente ad azioni concrete per applicare nella realtà dei servizi sanitari la Telemedicina e le innovazioni digitali. Si tratta di trial clinici, come in questo caso, ma anche di supporto alle Aziende Sanitarie e Ospedaliere e alle Amministrazioni regionali per costruire servizi in Telemedicina sui loro territori, sicuri, efficaci e duraturi. Le innovazioni digitali aprono nuove opportunità, ma non dimentichiamo che la Telemedicina, e ciò che ne seguirà, è un atto sanitario e come tale necessita di adeguata sperimentazione clinica.”
“La presenza dei TeleHealth Center, che raccolgono e filtrano i dati provenienti da tutti i pazienti, evita che i servizi di diabetologia vengano sommersi da una mole di informazioni difficilmente gestibile”, spiega Antonio Nicolucci, Direttore di Coreserach, partner di AMD nella conduzione dello studio. “Il diabetologo riceve degli alert solo quando è necessario un suo intervento, ad esempio se un paziente ha per più giorni episodi di ipo o iperglicemia, ed è lui che decide come muoversi e quali suggerimenti dare al paziente. Il TeleHealth Center si limita a smistare le informazioni, non è un centro di primo soccorso né può modificare la terapia. Può svolgere, però, un importante ruolo di motivazione e supporto educativo, ricordando ai pazienti la frequenza con cui effettuare l’automonitoraggio, la misurazione del peso e della pressione”.
“Il risultato atteso – prosegue Nicolucci – è che, a fronte dei costi necessari a implementare questo sistema articolato di telemedicina, ci sia un miglior controllo metabolico e dei fattori di rischio cardiovascolare e un minor ricorso alle ospedalizzazioni, che determinano il 50% dei costi generati dalle persone con diabete. In più, permettendo un intervento più tempestivo del diabetologo, che viene informato, quasi in tempo reale, di situazioni che richiedono un cambiamento della terapia, il progetto potrebbe anche dimostrare l’utilità della telemedicina nel contrastare l’inerzia terapeutica, spesso legata al fatto che i pazienti vengono visti nel servizio di diabetologia 1 o 2 volte l’anno”.
In merito a quanto la tecnologia stia modificando la vita del paziente e la sua relazione con i medici – in particolare smartphone, sensori sempre più performanti e applicazioni mobile – AMD ha promosso un’ulteriore ricerca che potesse fornire la misura e le caratteristiche macroscopiche del fenomeno. Realizzata con il grant incondizionato di Sanofi e la collaborazione di Brand Reporter Lab, l’indagine ha “censito”, sul mercato italiano degli app store mobile più diffusi (iOs e Android), un totale di 926 app dedicate alla misurazione e alla gestione del diabete e della glicemia. “Con le nuove tecnologie, il mondo del diabete è stato attraversato negli ultimi anni da una vera e propria rivoluzione, che ha destato l’attenzione dei diversi attori in gioco, da medici e operatori sanitari fino alle Istituzioni”, commenta Riccardo Fornengo, del Consiglio Direttivo Nazionale AMD. “Abbiamo ritenuto imprescindibile un’attività di ricognizione del fenomeno e condotto un’indagine di cui a breve conosceremo i risultati”.
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