Roma, 25 giugno 2015 – “L’arrivo dei farmaci biosimilari rappresenta per l’Italia un’occasione unica innanzitutto per aumentare il numero dei pazienti che ricevono terapie gold standard e, poi, per garantire la sostenibilità del sistema. E’ quindi meritorio che l’Istituto Superiore di Sanità abbia dedicato una giornata di lavoro a questo che sarà uno dei fattori decisivi per lo sviluppo dell’assistenza farmaceutica in Italia” dice Francesco Colantuoni, coordinatore dell’Italian Biosimilar Group, intervenuto a presentare il punto di vista dell’industria al convegno “I farmaci biosimilari: uso, sicurezza, sostenibilità”, organizzato dal Reparto di Farmacoepidemiologia del Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute dell’Istituto. Per l’IBG la situazione italiana presenta un quadro contraddittorio: “dal punto di vista della penetrazione nell’uso clinico, abbiamo l’esempio del filgrastim biosimilare che rispecchia quanto detto prima: rappresenta il 72% delle dosi dispensate, con un aumento di oltre il 40% dell’accesso a questa terapia da parte dei pazienti ed una sostanziale riduzione della spesa. E tra gli aspetti positivi va senz’altro ricordato il position paper del’AIFA, che ha tracciato in maniera limpida il ruolo di questi medicinali, ribadendo che la scelta tra questi e il farmaco biologico di riferimento spetta esclusivamente al medico, considerando tuttavia che “I biosimilari sono da preferire qualora costituiscano un vantaggio economico, in particolare per il trattamento dei pazienti mai trattati in precedenza, i cosiddetti naive” spiega Colantuoni. Altrettanto positivo è che molte Regioni abbiano attuato politiche di incentivazione dell’uso del biosimilare, in alcuni casi fissando anche degli obiettivi di appropriatezza prescrittiva o di contenimento del costo della terapia ma, e qui cominciano le note negative, “non in tutti i casi c’è stata una regolamentazione delle procedure di acquisto coerente con questi stessi obietti. Ne consegue” spiega Colantuoni “che ancora oggi il quadro generale è estremamente disomogeneo, con alcune Regioni che hanno saputo mettere a frutto il biosimilare per rendere più inclusiva e sostenibile l’assistenza farmaceutica e altre dove sono presenti vere e proprie diseconomie. E’ un quadro che occorre rendere omogeneo nelle diverse regioni se vogliamo trarre il massimo vantaggio dalle imminenti scadenze di brevetto di farmaci biologici, tra i quali vi sono per esempio farmaci antitumorali importantissimi e insuline ricombinanti di larghissimo impiego. In una fase in cui alla crescita della spesa farmaceutica si risponde con misure sempre più complesse e spesso penalizzanti, in primo luogo per i cittadini, è imperdonabile trascurare occasioni di risparmio che si traducono anche in un miglioramento dell’accesso alle cure per decine di migliaia di malati”.
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