Lo studio nazionale sui tumori del cavo orale, condotto dal dottor Paolo Bossi dell’Istituto Nazionale dei Tumori e pubblicato su “Annals of Oncology”, evidenzia come un sottogruppo di pazienti potrebbero essere trattati con chemioterapia prima dell’intervento, per migliorare la prognosi. La ricerca molecolare può aiutare la selezione di questi tumori più sensibili ai farmaci. Oggi la premiazione al congresso dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica rivolto ai giovani.
Perugia, 10 luglio 2015 – La strategia terapeutica può incidere notevolmente sulla prognosi dei tumori del cavo orale: Paolo Bossi, 40 anni, ricercatore della Struttura semplice dipartimentale di Oncologia Medica dell’Istituto Nazionale dei Tumori ha evidenziato che un sottogruppo di neoplasie spinocellulari potrebbe essere utilmente trattato con chemioterapia prima dell’intervento chirurgico. Un approccio terapeutico che ha mostrato un netto miglioramento nella prognosi – in alcuni casi fino alla remissione completa della malattia – ed è valso al dottor Bossi il premio AIOM Giovani 2015, consegnato oggi a Perugia, dove si svolge la “due giorni” di congresso della società scientifica dei giovani oncologi italiani.
Bossi, in particolare, ha pubblicato i risultati a lungo termine di uno studio randomizzato sulle neoplasie spinocellulari localmente avanzate. La sua ricerca, pubblicata su “Annals of Oncology”, ha analizzato due gruppi di pazienti, il primo sottoposto direttamente a intervento chirurgico, il secondo trattato con chemioterapia e solo successivamente sottoposto a intervento chirurgico. “L’obiettivo era misurare se esisteva una differenza nei due gruppi di pazienti, ma non è stato riscontrato nessun vantaggio in termini di sopravvivenza. Solo un piccolo sottogruppo di pazienti sottoposti a chemioterapia prima dell’intervento – spiega il dottor Bossi – ha mostrato una risposta sorprendente ai trattamenti: un quarto dei pazienti pre-trattati con chemio, infatti, ha manifestato una remissione patologica completa della malattia e una sopravvivenza a 10 anni del 76,2%. Nel gruppo che ha mostrato persistenza della malattia, la sopravvivenza a 10 anni era inferiore, pari al 41,3%”. Queste evidenze hanno incoraggiato gli studiosi ad approfondire le proprie ricerche, per individuare le cause di un dato così incoraggiante in un ristretto sottogruppo di pazienti: “Gli studi successivi – prosegue Bossi – hanno permesso di stabilire che i pazienti che traevano maggior beneficio dal trattamento con chemioterapia prima dell’intervento erano dotati di un determinato meccanismo molecolare. In particolare, dall’analisi del pezzo tumorale, in questi sottogruppi di pazienti è risultata l’assenza di mutazioni del gene TP53, detto ‘guardiano del genoma’. In questi casi, dunque, può dirsi che una strategia terapeutica fondata sulla chemioterapia prima dell’intervento chirurgico possa incidere sulla prognosi molto positivamente e in modo statisticamente significativo”.
Le ricerche in questo campo continuano. Sulla scorta degli importanti risultati per i quali lo studio è stato premiato dall’AIOM Giovani, è stato promosso dall’Istituto Nazionale dei Tumori uno studio multicentrico, coordinato dalla dottoressa Lisa Licitra, su circa 70 pazienti portatori di gene non mutato. I risultati di quest’ulteriore ricerca consentiranno di avere risposte più esaustive sull’approccio ottimale alle neoplasie spinocellulari del cavo orale, che potranno tradursi in un trattamento personalizzato sulla base del profilo molecolare tumorale di ciascun paziente.
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