L’ultimo sondaggio dell’AIOM è confortante nei dati sull’informazione generale, ma permangono tra gli oncologi riserve basate su fraintendimenti, “facilmente superabili se solo si avviasse un confronto con tutti gli stakeholder” dice il presidente di AssoGenerici Enrique Häusermann
Roma, 3 febbraio 2014 – “Le preoccupazioni espresse nell’ultimo sondaggio sui biosimilari condotto dall’AIOM sono comprensibili, in quanto riflettono un deficit di informazione sulla natura e sulle condizioni di impiego di questi medicinali” dice Enrique Häusermann, presidente di AssoGenerici. Il sondaggio dell’AIOM, infatti, ha mostrato che una larga maggioranza degli oncologi intervistati ritiene che la sostituzione tra similare e originatore debba essere decisa esclusivamente dal medico, mentre il 70% ritiene che “l’estensione d’uso del biosimilare per indicazioni diverse da quelle contenute nel dossier registrativo” potrebbe essere inadeguata, soprattutto per molecole quali gli anticorpi monoclonali. In realtà, ricorda AssoGenerici, il tema della sostituzione tra originatore e biosimilare in pazienti già in trattamento non è all’ordine del giorno, come mostrano anche le politiche di acquisto delle strutture sanitarie, che tutelano la continuità terapeutica prevedendo – di fatto – il ricorso al biosimilare per i pazienti che cominciano il trattamento. “Quanto all’estensione delle indicazioni, è evidente che devono essere subordinate a un iter di autorizzazione basato su prove cliniche, ma questo non l’ha mai messo in discussione nessuno. Va quindi dato atto all’AIOM di aver fatto un’opera meritoria di informazione, così come va dato atto all’AIFA di aver prodotto una base di discussione adeguata sulla tematica, ma è evidente che non basta” prosegue Enrique Häusermann. “Se permangono fraintendimenti di questo tipo è necessario affrontare un percorso di confronto in cui si scenda nell’esame delle situazioni concrete, per evitare che si ripropongano distorsioni che abbiamo già conosciuto con l’equivalente”.
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