Milano, 6 ottobre 2017 – La concessione della deroga, da parte del Ministero della Salute, alla chiusura di tre dei sei piccoli punti nascita in Emilia Romagna, è una decisione giusta e condivisibile in una situazione emergenziale. Ribadisce, tuttavia, l’indirizzo generale di consentire l’attività di assistenza al parto soltanto alle strutture che garantiscono condizioni di sicurezza e organico adeguati a tutelare le mamme e i neonati. Lo dichiara la AOGOI, Associazione Ostetrici Ginecologi Ospedalieri Italiani.
“La gravidanza, il travaglio, il parto e la nascita – spiega la dottoressa Elsa Viora, Presidente AOGOI – sono momenti naturali nella vita di una donna e del bambino, che tuttavia possono essere minacciati da eventi imprevisti che, se non affrontati in strutture idonee e in tempi rapidissimi, possono avere conseguenze drammatiche. È questo il motivo per cui i punti nascita devono essere adeguati sia dal punto di vista dell’organico – garantendo la presenza attiva di una équipe professionalmente preparata di ostetriche/i, medici ginecologi, anestesisti, neonatologi –, sia delle risorse strumentali necessarie. Ma tutta questa organizzazione sarebbe comunque insufficiente se mancasse all’interno del punto nascita l’adeguata esperienza sul campo, anche in situazioni di emergenza, che può consolidarsi solo attraverso un congruo numero di parti. Ed è proprio questa l’evidenza che ha ispirato la normativa vigente, di sospendere l’attività delle strutture con meno di 500 parti all’anno, e che giustifica la chiusura di tre dei sei punti nascita dell’Appennino. È essenziale instaurare un dialogo con le donne fin dall’inizio della gravidanza e informare che la sicurezza viene prima della comodità di partorire sotto casa”.
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